I molteplici benefici (cardiaci e non) delle glifozine (SGLT2i): una protezione per il cuore

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I molteplici benefici (cardiaci e non) delle glifozine (SGLT2i): una protezione per il cuore

I molteplici benefici (cardiaci e non) delle glifozine (SGLT2i): una protezione per il cuore

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Le terapie farmacologiche introdotte negli ultimi anni hanno rivoluzionato la gestione e il trattamento di patologie diffuse come il Diabete Mellito o lo Scompenso Cardiaco (HF). In quest’ottica si pone la recente introduzione di farmaci inibitori dei trasportatori sodio-glucosio (SGLT2i). Questi farmaci bloccano il riassorbimento del glucosio e del sodio e permettono una eliminazione del glucosio diretta per via urinaria.


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Gli SGLT2i attualmente disponibili dunque sono:
• dapagliflozin: Forxiga®: 10 mg;
• canaglifozin: Invokana®: 100 mg e 300 mg;
• empagliflozin: Jardiance®: 10 mg e 25 mg.

Nella pratica clinica, gli inibitori SGLT2 migliorano il compenso glicemico, riducendo significativamente l’emoglobina glicata. Inoltre permettono un significativo calo ponderale, riducono la pressione arteriosa e riducono i livelli di uricemia e di proteinuria. 

Ma ciò che è da sottolineare è che, quando impiegati in pazienti con scompenso cardiaco, questi farmaci riducono i ricoveri ospedalieri per la patologia e i decessi per cause cardiovascolari. Tali benefici si osservano indipendentemente dalla presenza di diabete e dalla frazione di eiezione. Questi farmaci quindi conferiscono una vera e propria “protezione cardiovascolare”.

Infatti, gli inibitori SGLT2 dapagliflozin ed empagliflozin – quando aggiunti alla terapia con ACE-inibitori/ARNI/beta-bloccanti/MRA – hanno ridotto ulteriormente il rischio di morte cardiovascolare (CV) e peggioramento dello scompenso cardiaco. Inoltre migliorano i sintomi e la qualità della vita (QoL) dei pazienti, come documentato da sottoanalisi del DAPA-HF con un significativo miglioramento dei punteggi ottenuti mediante questionari dedicati come il Kansas City Cardiomyopathy Questionnaire (KCCQ).

Queste evidenze sono state recepite dalla società europea di cardiologia (ESC) che in conclusione ne raccomandano l’utilizzo in prima battuta da parte dei cardiologi in pazienti con scompenso cardiaco.

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